Oretta Cassisi
Oretta Cassisi ha
compiuto gli studi a Genova presso il Liceo Artistico “Barabino”.
Allieva di Scanavino, Garaventa, Verzetti e Fieschi ha vissuto e
lavorato a Milano e Roma.
Nata a Fiume nel 1936, è attiva a
Genova. Di formazione pittorica e grafica, l’ artista ha
sviluppato una notevole capacità nel collage, negli interventi
ad acrilico su fondi di giornale e di carta da imballo, nel
ricorso a materiali industriali, impiegati anche nei cantieri
edili cittadini.Il suo immaginario è popolato di cavalli
mitologici, templi, colonnati, archivolti, arene che popolano le
sue grandi carte, dall’esasperato sviluppo orizzontale o
verticale. L’ artista percorre lo skyline delle città d’ arte,
prolungandolo nel tempo e nello spazio, quasi fosse, nelle sue
mappe dai forti contorni azzurri, rossi e neri, una composizione
musicale. Sensibile al segno, al gesto e alla materia, Oretta
Cassisi talvolta inserisce nelle sue tecniche miste elementi
scritturali.
La curva non è solamente, per
Cassisi, una linea geometrica fondamentale ma, in
più, una vibrante forma infinita simbolo di cosmicità. Essa
innalza la maggior parte delle opere in una maniera quasi
ossessiva. Il tracciato della curva, le loro fughe che si
sviluppano nello spazio del quadro o le loro brusche
interruzioni attraggono il nostro sguardo in un luogo pittorico
molto particolare dove la geometria si mescola, secondo l’oscuro
ma tenace desiderio dell’artista in giochi più o meno esoterici.
Le curve di Cassisi prendono le loro origini lineari partendo
dalla forma dei manichini che furono cari ad alcuni pittori
detti Metafisici (De Chirico, Tozzi) per citarne solo due. Ora
queste forme ispiratrici iniziali si astrattizzano totalmente
nella tela della pittrice Cassisi, conservando segretamente in
esse una parte della loro genesi antropomorfa. Cassisi si serve
di queste figure curviformi per comporre dei paesaggi mentali,
dei posti immaginari che non hanno cessato di vivere nel suo
spirito in seguito a letture storico-scientifiche o di fantasia.
Così per lei le città o i
templi sotto il mare sono esistite bene o male e crede nei suoi
sogni che essi innalzeranno di nuovo i loro edifici in fondo ai
grandi laghi e oceani. I quadri di Cassisi che hanno tratto da
queste città del più lontano passato o del più vicino avvenire
sono una sorta di magici rilievi architetturali e di decori
essenziali. Ciò nonostante non si trova in questa avventura
plastica un significato direttamente legato ad una lettura
immediata delle cose. Il nostro occhio si ferma all’alba di una
suggestione, di un avvicinamento o meglio di una pista
rivelatrice. Nelle composizioni che intitola “Nell’occhio del
Faraone” le forme sono espresse risolutamente di culto, sacrali,
sinonimi di incanto. Esse si mettono in ordine intorno ad un
postulato storico, di civiltà, che l’artista interpreta;
metamorfosi secondo il concetto delle sue forme.
Apprezzo anche quelle tele deliberatamente astratte,
rigorosamente dure nei soli bianco e nero. Ma come nelle sue
opere fortemente colorate, esse sono percorse d’energia. In
questa pittrice i colori sono carichi di una indubbia intensità,
di una violenza da grido. Ma talvolta, soprattutto in certi
formati, i toni si temperano in sorprendenti tenerezze e ci
incantano. Gli azzurri, i turchesi, i blu, colori preferiti
dell’artista, allo stesso modo dei rossi brucianti, in rapporto
di contrasto ci procurano uno stato piacere di evidenza
sensuale. Se dovessi definire con una frase l’arte attuale di
Cassisi, direi “ una cattedrale di forme e di colori sempre in
trasformazione”. (Andrè Verdet)
Un mondo di geometrie, ma non solo; così si potrebbe definire il
campo in cui opera Oretta Cassisi. Una personalità estrosa,
difficile da classificare con etichette prestabilite, capace di
interpretare e comunicare arte sotto svariate forme,
districandosi tra diversi mezzi: pittura, collage, composizioni
multimateriche, cubi e steli luminosi in plexiglass. La Cassisi
non conosce staticità espressiva, è di quegli artisti che
sorprendono continuamente, sempre pronti a lasciare il segno con
novità interessanti.
In pittura l'artista dimostra una piacevole quanto interessante
“discontinuità”: acrilico, olio, talvolta mischiati a collage
d'immagini e su supporti che variano da una classica tela alla
tavola, senza disdegnare l'uso di carta e seta. Osservare le sue
opere è un'esperienza nella parte migliore dell'arte
contemporanea, in un astrattismo raffinato, colto, studiato con
colori che si alternano tra loro attraverso passaggi ben
precisi, disposti a formare variabili intersezioni di linee
rette e ondulate che iniziano per poi interrompersi mutando la
loro forma in losanghe o qualsiasi altre colorata geometria.
Multiformi complessi di strutture razionali in cui tutto può
accadere, persino che figure antropomorfe - vagamente
metafisiche - giochino a nascondersi, dipinte con quella piatta
levigatezza tipicamente astratto-bidimensionale che l'artista
non esita a sovvertire inserendo un'illusoria profondità nella
sola parte superiore dell'opera, così da risolvere l'insieme in
un animato gioco ottico tra piattezza effettiva e immaginaria
solida consistenza. Sottili richiami alla pittura di Piet
Mondrian si colgono in alcuni titoli come sul piano
pittorico-concettuale, nell'incrociarsi di rette, curve e colori
di Paesaggio Notturno, così finemente permeato dalle
composizioni pre-neoplastiche dell'artista olandese. Alla
contemporaneità mass-mediatica appartengono i divertenti e
sarcastici collage, mentre ad un uso misurato nella scelta di
materiali e colori fanno riferimento le forme schematiche
(coerentemente bi e tridimensionali) che servono a descrivere
l'anima e la palpitante vitalità di luoghi fisici o interiori.
(Testo critico di Andrea Rossetti).
Satura, Genova, 2015
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