Note biografiche
Bruna Marenzana nasce a Tortona (AL) il
21-01-1964. Giovanissima, inizia a disegnare dal vero con un
interesse particolare per la figura umana. Si perfeziona sotto
la guida del Prof. Luigi Franco Leone di Tortona e, in seguito,
si diploma presso l’Istituto d’Arte “F. Casorati” di Novara. Dal
1985 espone in mostre collettive e personali ; ha inoltre
collaborato con associazioni culturali della propria città per
la promozione di eventi d’arte sul territorio. Si interessa di
poesia e di studi filosofici.
L’artista risiede a Tortona (AL) in V.lo Ribrocchi, 14.
Note critiche
1998 - Dante Angeleri
La pittura oltre ad essere una possibilità
espressivo-comunicativa eccezionale, può far pervenire colui che
la pratica al recupero di una più armoniosa interazione con la
realtà e ad una riduzione progressiva della sofferenza
soggettiva ed a un atteggiamento più ottimistico del male oscuro
di vivere. L’artista, colpita nell’adolescenza dal grave lutto
della perdita della madre, è riuscita lentamente ad elaborare il
suo grande dolore rifugiandosi con sempre maggiore decisione nel
fare pittorico.
Le prime esperienze apparivano cariche di angoscia disperante, i
colori freddi e quasi monocromatici, le
forme involute e contratte, tradivano una difficoltà di uscire
da un labirinto di tristezza che rischiava di
soffocare il formarsi di un riflessivo percorso sperimentale.
Prepotente risultava il bisogno quasi morboso di dare un volto,
attraverso immagini collassate ed oscillanti fra la vertigine e
l’allucinazione, ai suoi tormenti irrisolti per esorcizzarli e
farli svanire con le prime luci dell’alba.
Dopo questa fase preliminare l’animo della pittrice appare più
pacato e rasserenato, i conflitti interiori
decantati e quasi “osservati” con distacco ed una dolce
contemplazione che permette il formarsi di “campi” percettivi ed
evocativi più maturi e pensosi. Nasce così una maggiore
scorrevolezza pittorica che fonde elementi eterogenei in un
armonico progetto di ricodificazione della realtà, nel quale con
vivace vitalità semantica ed in un “silenzio” persistente,
galleggiano “oggetti archetipici” riproposti in iterazioni
assillanti ed ossessive.
Questo magma emotivo, sempre più controllato e sublimato, si
decanta infine in motivi quasi decorativi ove il colore appare
talora squillante e l’intera immagine si avvicina e si allontana
ritmicamente rispetto al soggetto che l’ha germinata ed a colui
che la fruisce e ne coglie lo strano spaesamento.
Queste opere posseggono in ogni caso il carisma della verità e
della sincerità: generate sulla “pelle”
dell’autore esse conducono ad una reale ricchezza espressiva che
si libera energicamente in costruzioni
simboliche-iconografiche significanti ed originali.
2004 - Germano Beringheli
Nei dipinti di Bruna Marenzana sono collocate in esterni
immagini archetipiche del maschile e del
femminile proprio come Eduard Vuillard costruiva con colori
chiari e vivi, stesi in superfici piatte, quelle
scene di interni che hanno reso autobiografica e così importante
la sua pittura. Anche nelle opere di
Marenzana si coglie una tramatura pittorica “sostanzialmente
bidimensionale” ed un vissuto che si vorrebbe, psicologicamente,
dire e non dire.
2004 - Dante Angeleri
Nelle tele di Bruna Marenzana ritornano continuamente immagini
femminili e maschili come presenze inquietanti ed ossessive.
Archetipi che emergono prepotenti dal subconscio,
schematicamente evocati, in dialettica interazione con un
esterno talora alienante e spaesante. E’ evidente che in queste
opere la pittura è “usata” per esorcizzare fantasmi ed angosce,
dubbi esistenziali e conflitti interiori che lasciano l’autrice
sola di fronte alle paure annidate nelle pieghe del quotidiano.
Queste pulsioni ancestrali, antiche come la vita stessa,
fluttuano nelle tele in un inestricabile complesso di sentimenti
confusi, di emozioni, di
smarrimenti e d’interrogativi irrisolti.
In esse si ravvisa la “vertigine del vuoto” e, nascosto
nell’abisso dell’io, il desiderio di rimozione e nello
stesso tempo di palesamento e di ostentazione. Spesso l’uomo si
rifiuta di scrutare in questo magma
confuso della propria personalità, Marenzana invece vi si butta
con coraggio e pervicacia, esprimendo così una realtà
sicuramente autobiografica e facendo colloquiare l’io e
l’altrove, il vissuto con il desiderato,
l’essere con il non essere, tramite una trama pittorica
sostanzialmente bidimensionale, che spesso si
stempera in tessiture pregevoli e in tagli compositivi ricercati
e inusitati.
Lo sperimentalismo certamente continua e questo dimostra
l’onestà e la serietà con cui Marenzana
persegue nella faticosa ricerca di un’espressività completa e
personale.
2005 - Giuseppe Decarlini
Nuovi anche i contenuti di Bruna Marenzana che ha (forse)
superato un pessimismo non certo di maniera e che ha rivolto
l’attenzione a temi legati anche all’attualità: uno sguardo dal
“cavalcavia” che richiama il triste episodio di anni or sono e
l’attentato a Madrid, di cui si è celebrato in questi giorni
l’anniversario.
2006 - Narciso Garcia Bonomi
“LA PERCEZIONE DELLA VITA ANONIMA”
Ogni artista provvede che la sua opera abbia un certo numero di
agganci per attirare lo spettatore, come la creazione di un
linguaggio che porta con sé la messa a punto di una zona di
complicità tra l’opera e il suo pubblico, ma le figure di Bruna
Marenzana si impongono con l’immediata violenza di un dato
brutale e l’unico strumento d’approccio che a noi rimane è
quello percettivo.
Sono immagini che rappresentano lo sgomento dell’uomo, l’usura a
cui è sottoposto, il suo smarrimento, la sua “perdita di
coscienza”, ma anche la sua “ostinazione presuntuosa” a vivere,
la sua volontà di “tener testa” alla banalità quotidiana.
Precisiamo quindi quale sia la dimensione umana in cui opera
Bruna, dove la nozione di familiare e domestico,
approfondendosi, è costretta a cedere il passo a quella di
anonimo.
“Anonimo” definisce la condizione dell’individuo nella folla e
nel tessuto delle nostre città, uno strato denso
dove si è immersi e si scorre fino a trovarsi quasi
nell’impossibilità di avere un’esatta percezione del reale.Da un
punto di vista figurativo, l’attributo di non visibile, meglio
di ogni altro, restituisce la strana non-
presenza dell’anonimo, qualcosa che per eccessiva vicinanza fa
velo al nostro sguardo e, al pari, si sottrae all’osservatore
per la scena che gli si pone davanti, amorfa, continua, che non
offre appigli o interruzioni nel suo ritmo di scorrimento. E’ in
tale dimensione che Bruna porta avanti il suo lavoro con
l’obiettivo di conferire evidenza percettiva all’anonimo senza
lasciar spazio, e tanto meno gioco, alla civetteria delle
citazioni o alle vanità dell’aggiornamento.
I suoi “umani” hanno un’energia, un’evidenza, e spesso una così
impietosa verità, che mettono a disagio; talvolta sono
addirittura urtanti nella loro mancanza di tenerezza. Si guarda
impotenti e non si riesce a farseli complici, perché si vive la
magia dell’immagine riflessa ma si resta immobili nel proprio
spazio di spettatori mentre le figure di Bruna si sottraggono al
regno stupefatto della metafisica.
2007 – Maria Luisa Caffarelli –
“L’OMBRA DI DENTRO”
Il volto e il corpo, intesi come oggetto, come luogo in cui si
possono leggere le tracce impresse della storia, ma anche segni
con cui costruire percorsi grafici ai quali affidare metafore
visive.
Nel lavoro di Bruna Marenzana la bellezza e l’enigma si
sovrappongono in una messa in scena di volta in
volta diversa, diventando simboli in cui gioco e finzione
percettiva disegnano un teatro dell’improbabile che diventa vero
sulla tela. Le sue costruzioni si situano in quelle zone di
confine che stanno tra oscurità e luce ed enigma che è
propriamente la zona del mistero: ciò che è riconoscibile
appartiene al mondo ma diventa
altro, magari per forma ritrovata che si muove nel labirinto
delle analogie come le intendeva Borges.
Così l’artista ricostruisce un patrimonio dell’immaginario
attraverso il quale attinge con libertà al serbatoio della
storia e della psiche umana, definendo i termini di una visione
individuale che si configura come contrapposizione ossessiva a
volte, ossessionante altre, tra l’io e l’ambiente, l’altro da sé
che viene incontro
al soggetto e si presenta come un insieme variabile di ombre che
riemergono dal mondo sopito
dell’inconscio e del sogno: elementi del paesaggio urbano
contemporaneo creano quinte e sipari, oppure oggetti del
quotidiano carichi di senso, giocattoli dell’infanzia diventano
la tappezzeria che fa da sfondo ad un’ “ostensione” di parti del
corpo.
Negli ultimi lavori i corpi si precisano nel volto e
nell’abbigliamento, con una pittura ad alta definizione che
peraltro continua a lasciare, a dispetto della fisiognomica – ed
è questa la cifra stilistica di Bruna Marenzana – una zona
oscura, un margine ancora assai ampio di “inconnu”.
2012 – Fabio Bianchi ( giornale
“Libertà” di Piacenza)- “METAFISICA SOLITUDINE”
Tutta proiettata verso la realtà, non c’è più spazio per
l’interiorità? Riflette questo dubbio la pittura scarna,
essenziale, atemporale di Bruna Marenzana, artista di Tortona,
protagonista di ESTERNI?, personale fino al 6 gennaio allestita
alla Galleria Jelmoni. Marenzana riprende la figurazione
lontano, però, da qualsiasi archetipo, sempre riferendosi ad
ambienti periferici pervasi da metafisica solitudine. I suoi
personaggi trascorrono vite forse anonime, muovendosi in
contesti quotidiani ordinari perciò tanto più assillanti. I suoi
giovani sembrano comparse quasi costrette a recitare una loro
parte, riempire o colorare un vuoto in gran parte dei casi
contemporaneo, metropolitano. Non appiattisce l’interiorità ma
più che altro si constata la
difficoltà ad esprimere qualcosa, forse un’impassibilità alla
lunga pericolosa e che obbliga all’inerzia mentale, a rifiutare
o sospendere i giudizi. “ Mi attrae il paesaggio scevro di
effetti speciali- scrive
Marenzana – ma che può contenere una forza evocativa sottile,
non comune. Corpi e volti sono lì che guardano, passano e si
fermano come immersi nei loro pensieri, vivono di gesti
impercettibili”.
Si avverte l’eco profondo e il desiderio di prolungare l’eredità
di “Nuova figurazione” e “Nouvelle
figuration” ben oltre l’ambito esistenziale e realista. Ma
allontanandosi anche dalla Pop art perchè troppo
funzionale all’ideologia capitalistica assecondando così sempre
più la “New image painting”.
2013 – Elena Carrea
Ritagli d’esterni, inquadrature di periferia urbana di
provincia, angoli d’asfalto, volti assorti, strappi di
verde. La pittura di Bruna Marenzana racconta l’alterità che si
coglie attraversando gli spazi del quotidiano, quel dato
catturato, per caso, in un viso o in un balcone….Nella sua opera
non c’è prospettiva e i soggetti si compongono di pochi
elementi. Non ci sono ombre o chiaroscuri. I colori sono
essenziali, costruiscono spazi di toni piatti, monocromie che
riescono ad alludere a un “oltre” per l’impressione che lasciano
di espansione continua. Affascina il silenzio che spira
all’interno della composizione e smuove remoti interrogativi,
mentre gli istanti si susseguono. Non trascurate i dettagli,
sembra suggerire Bruna Marenzana. Sono loro, una volta colti, a
depositarsi contribuendo a delineare la nostra identità.
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