Note biografiche
Andrea Manfredi, nato a
Genova 1951, negli anni 70 frequenta il Corso quadriennale
dell'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Vive e lavora
a Otturaie in Val Cichero. Inizialmente la sua ricerca interessa
le superfici, che mosse, dialogano con la luce...
Negli ultimi lavori prevale il dialogo tra una matrice /
impronta e la forma libera che ne scaturisce lavorando su due
piani sovrapposti... si può anche pensare che sia la forma
libera a creare l'impronta... l'ombra che ne scaturisce crea a
sua volta profondità e movimento.
Ha scelto spesso per il suo lavoro la materia (metallo) per
evidenziare il rapporto tra concretezza e leggerezza.
mail: manfrediandre@libero.it
Note critiche
Taglio e pressione, disposizione e
sovrapposizione, operazioni rituali che danno forza significante
all'immanente iperdecoratività di sottili lamine metalliche, che
animano una fusione plastico-pittorica in cui la corporeità
riflettente dei metalli è introdotta ad un rapporto di finissima
e simpatetica complementarietà con alcune misurate stesure di
colore acrilico. Poetica affezione verso il lavoro manuale
emerge nei sistemi geometrico-irregolari che sono alla base del
codice estetico-strutturale di Andrea Manfredi, cifra espressiva
che con pulita essenzialità si abbina ad una formula
tridimensionale sviluppata sfruttando pienamente le potenzialità
dello spazio, pittorico e para-pittorico. Una terza dimensione
fondata anzitutto sul valo-re pratico della cornice, non più
decorazione accessorio-passiva, ma da adesso in poi anello di
congiunzione imprescindibile a rendere sincronicamente validi
due distinti piani narrativi, quello di fondo
(plastico-metallico) e quello di una superficie in vetro
(pittorico) che a sua volta non funziona più da esclusivo strato
di protezione. Ripartire la propria azione su aree differenti
permette all'artista di annullare in una scissione netta ogni
possibilità di contatto tra medium eterogenei; tale scissione è
ancor più valida in Manfredi, perché concepita nell'obiettivo di
uno spazio unitario rigorosamente funzionante, al cui interno
l'acrilico a vetro è ordinato per convergere idealmente sulle
piccole sezioni metalliche lavorate con totale naturalezza,
maneggiate fino a costituirle in cretti microcosmici dove
l'ombra non è banale riempitivo, ma traccia concretamente
espressiva. Nell'insieme Manfredi definisce una concezione
peri-scultorea che per gusto estetico riprende il Meloni attento
a modulare la forma più che a modellarla, impegnata a scandire
pieno/vuoto con fermezza assoluta e a concepire una regolarità
cadenzata che mai incorre nel razionalismo di maniera, poiché
ogni regolamentazione fisico-spaziale é qui formulata
assecondando le posizioni di un più personale antiestremismo
razional-estetico. Pure geometrie personali per costruzioni
para-mentali, che smembrano qualunque ipotesi di trompe l'oeil
in un vero quanto basilare gioco di ombre riflesse.
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La base da cui parte è il metallo che, ritagliato, piegato e
dipinto,viene successivamente applicato su una tavola di legno :
il risultato finale appare simile ad un bassorilievo. Lo spazio
dell'opera d'arte è pervaso da una moltitudine di segni. La
forza della materia è tale da travalicare i confini in cui è
costretta ed invadere lo spazio circostante, come per interagire
con lo spettatore.
Ama lavorare con la materia, plasmarla per trasmettere
attraverso forme e colori un'emozione estetica e poetica. Poesie
fatte non di parole, ma di chiaroscuri, volumi, luci e ombre,
spazi e vuoti , che creano quasi dei giochi ottici, e richiamano
alla mente l'estetica orientale o forme espressive arcaiche.
(Flavia Motolese)
Segno emerso, opere di Andrea Manfredi in cui la materia delle
superfici metalliche o di vetro viene trattata con interventi
pittorici e incisioni della superficie per un risultato finale
al tempo stesso forte e delicato. Un alchimia in cui le
sfumature della pittura e il raffinato gioco dei rilievi creano
una nuova possibilità al continuo dialogo tra pittura e
scultura.
la Repubblica 8/11/2014
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